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Concerto 2 luglio 2022 del gruppo San Salvador al Roma Unplugged Festival

La polifonia occitana é il punto di partenza per questa band francese, che dà vita alla propria arte usando l’occitano come linguaggio ritmico. Collettivo di sei voci, dodici mani e un tamburino, radicato nelle profonde tradizioni trovadoriche della regione, San Salvador si propone di rinnovare la tradizione popolare attraverso la poesia, oltrepassando le barriere e aprendola a nuovi orizzonti.

Formatisi pochi anni fa nel piccolo comune francese di Saint Salvadour, nel dipartimento di Corrèze della Nuova Aquitania, i San Salvador propongono una musica che è molto lontana da quella che i pregiudizi sulla copertina possono portare a immaginare. Si tratta, infatti, di un sestetto che già da un paio d’anni sta riscuotendo un certo successo tra appassionati e addetti ai lavori per la loro personale interpretazione delle musiche folk delle regioni nei dintorni del Massiccio Centrale e, in particolar modo, dell’Occitania — lo stesso moniker altro non è che la traduzione in occitano del toponimo Saint Salvadour.

Non è un caso che La grande folie, loro album di debutto, sia stato pubblicato tramite la Pagans, etichetta francese che negli ultimi tempi è diventata un faro di riferimento per le più disparate e innovative declinazioni del folk del sud della Francia (occitano, basco, guascone, alvernese, e chi più chi ne ha più ne metta), dai canti polifonici delle Cocanha agli esperimenti allucinati e saturi di droni di Romain Baudoin e Super Parquet. L’approccio dei San Salvador, tuttavia, si pone un po’ a metà tra questi due estremi.

Fotografie di Andrea Mercanti

 


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