Questo articolo è stato letto 446 volte!

Sziget Festival ovvero poter fotografare in libertà

Recentemente, anche in ambiti che prima erano idilliaci per i fotografi, abbiamo assistito ad una stretta di accrediti e condizioni per poter ottenere immagini che vadano oltre la semplice documentazione di cronaca.

A metà agosto ho avuto, invece, la possibilità con il magazine Ocanera Rock di poter partecipare ad un festival musicale e raccontarlo con le fotografie. Qui, ovviamente, oltre a scegliere artisti di nome, tutti rigorosamente ad esporsi nel main stage con le solite regole dei “tre pezzi no flash”, ho testato nuovamente la libertà di vedere e ritrarre concerti di artisti meno blasonati nei restati  palchi (ne ho perso il conto) ma con infinite possibilità fotografiche slegate da vincoli di tempi e brani.

Lo Sziget, questo il nome del festival che si tiene da oramai trent’anni a Budapest, ha assunto il sottotitolo di Land of freedom, terra di libertà, proprio perché da spettatore ti consente una scelta infinita potendo addirittura campeggiare all’interno e da fotografo poter scovare artisti poco noti e soprattutto ritrarli in condizioni di non stress.

Ma soprattutto è un festival che si slega dalle etichette musicali perché qualunque genere è ammesso. Quindi da fotografo puoi calarti nel concerto stesso o in una veste più intima, più raccolta, verso magari un genere preferito, oppure immergendosi solamente nella fotografia e basta.

Per chi fotografa esclusivamente il Jazz, ovviamente, è un paragone che non rende, poiché sta già riprendendo un genere a cui sente di appartenere. Per me che ho una preferenza globale verso la musica, ha consentito di confrontarmi sui risultati in modo differente, proprio perché molte volte stacco dall’esperienza musicale e vivo della sensazione di voler fotografare e basta.

Non elencherò I live e gli artisti ripresi (sarebbero anche troppi), vi confermerò però che l’esperienza di un festival andrebbe fatta sempre, a prescindere dalle preferenze musicali.

Insomma un ritorno a quella libertà che nell’arte fotografica determina il risultato, oramai quasi sempre in veste di file ma volendo in veste di stampa fisica, li dove si scelga ancora di poter toccare la fotografia, cosi come a Budapest mi è parso di poter toccare con mano l’essenza della musica.


 


Iscriviti con la tua mail per rimanere aggiornato sugli articoli che pubblichiamo

Questo articolo è stato letto 446 volte!

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.